Nell’ambito della programmazione scolastica a medio termine, il Comune di Dragoni, ha inteso promuovere la realizzazione di una nuova struttura per la scuola Materna ed Asilo Nido, mossa dalla necessità di dare una risposta concreta alla carenza di spazi adeguati alle nuove esigenze didattiche ed in generale di crescita dell’infanzia prescolare.
Investire in strutture che sappiano esprimere i nuovi obiettivi da perseguire dello sviluppo Ecosostenibile, è una delle priorità dell’Amm. Comunale.
Non solo dunque nuovi spazi più armoniosi e più aderenti ai concetti della nuova didattica nel rispetto delle tradizioni culturali locali, ma un vero organismo che si insedia sul territorio, integrato alle funzioni dell’intorno, quale elemento, esso stesso, di riferimento per uno sviluppo sostenibile.
La Cappella di Santa Maria Dell'arco è situata in una località che porta lo stesso nome, nel comprensorio del comune di Letino in prossimità della strada provinciale per San Gregorio Matese, e rappresenta un significativo esempio di architettura votiva minore degli inizi del novecento.
Da un punto di vista architettonico l’edificio si caratterizza per la presenza di un impianto ad unica navata, costituita da una spessa muratura di pietrame calcareo, originariamente era presente una volte a botte realizzata con conci di pietra calcarea, le superfici interne erano in parte intonacate. all'interno era presente una piccola nicchia votiva dove era collocata una piccola statua in legno raffigurante la Madonna dell'Arco.
La costruzione richiama in maniera molto evidente le tipiche Cascine rurali molto diffuse in zona.
Il fascino del monumento risiede proprio nella testimonianza e nella memoria delle sue vicissitudini, per molto tempo questa modesta costruzione è stata usata come cappella votiva, utilizzata prevalentemente dai contadini del posto, e dai pastori che attraversavano la zona in concomitanza con la transumanza, fino a quando lo stato di degrado e di abbandono non ha avuto il sopravvento.
diverse erano le ricorrenze che ne vedevano l'utilizzo, prevalentemente in concomitanza don i cicli lavorativi della terra (la semina, il raccolto, ecc.).
Interventi di Restauro
Le problematiche da affrontare per il risanamento conservativo di questo particolare edificio sono state molte. Il manufatto negli ultimi decenni a subito un lento deperimento, a causa anche del graduale stato di semi abbandono, alcuni interventi recenti, effettuati su committenza della parrocchia locale, hanno garantito il mantenimento della struttura muraria, nonché la rimozione della copertura che versava in uno stato avanzato di degrado, in cui la stabilita era precaria. L’intervento di restauro che si vuole proporre, pone come obiettivo principale la conservazione e la riqualificazione di un manufatto, che presenta un forte legame con il territorio, e con esso recuperare gli originari usi, di “cappella votiva”, in modo da consolidare le tradizioni popolari ancora molto vive nella comunità locale. Date le condizioni complessivamente buone delle struttura muraria nel suo insieme, gli interventi che si intende adottare sono mirati, oltre che alla conservazione degli elementi strutturalmente portanti come la muratura in pietra, anche degli elementi architettonici e decorativi, come il portale in pietra le cornici ecc. ripristinando gli elementi architettonici danneggiati o rimossi, come la copertura e la pavimentazione sia interna che esterna seppur limitata alla facciata principale. all'interno della navata, gli interventi da adottare sono principalmente quello del completamento delle finiture , verranno parzialmente intonacate le pareti perimetrali in corrispondenza dell'abside, ed in parte garantendo il mantenimento delle superfici murarie, mediante la sigillatura dei giunti con malte a base di calce, in modo da valorizzare la muratura di pietrame a facciavista.
Poiché gli accertamenti eseguiti non hanno rilevato dissesti in atto, gli interventi di consolidamento statico delle superfici esterne danneggiate saranno limitate al ristabilimento della continuità delle porzioni di muratura soggette ad erosione profonda.
L’intervento più consistente riguarderà il ripristino della copertura. La copertura verrà realizzata seguendo l’impostazione originaria, con tetto a due falde realizzato con una orditura di travi lignee di castagno, richiamando quelle che dovevano essere le caratteristiche salienti delle costruzioni rurali. del comprensorio Matesino.
Si prevede, inoltre, il completo rifacimento della pavimentazione interna della navata, da realizzarsi in parte con mattonelle di cotto fatte a mano di dimensioni 20x20, ottenuta recuperando la originarie tecniche costruttive che vedevano una allocazione senza fughe, quindi con conci ravvicinati, ed in parte con battuto di cemento, da realizzarsi nell'area occupata dall'altare. la nuova pavimentazione verrà realizzata al disopra di un sottofondo areato realizzato mediante l’utilizzo di un sistema a casseri in plastica riciclata di spessore adeguato, adatto ad impedire il proliferare dell’umidità.
Un intervento complementare a quello prima descritto verrà effettuato sulle murature per impedire la risalita dell’umidità ascendente, infatti sarà effettuato un trattamento anticapillare, con l’utilizzazione di resine epossidiche e di intonaci impermeabilizzanti.
Gli infissi, verranno realizzati in legno di castagno, ed in parte in ferro battuto.
La progettazione prevede la realizzazione di un nuovo impianto elettrico conforme alle normative vigenti in materia.
Una attenzione particolare sarà, inoltre, rivolta alla sistemazione esterna con la messa in opera di pavimentazione in pietrame e la realizzazione di illuminazione esterna con punti luce collocati in modo da poter assicurare la massima flessibilità d’uso.
“Il Percorso della Farfalla.” Nella natura si può inscrivere la perfezione della geometria. Questo è il principio di fondo che costituisce l’idea del progetto e, nel contempo, il metodo di lavoro per un approccio sistematico al tema del concorso.
Il ciclo di vita della farfalla, ad esempio, è definibile in quattro fasi: di simmetria rotazionale nelle uova (luogo di origine rinnovabile), elicoidale nella forma di bruco (crescita), spirale nella crisalide (evoluzione), di simmetria bilaterale nella conclusione finale (modello semantico). Nelle farfalle la funzione delle forme e dei colori (modelli), è di produrre l’effetto di segnali non facilmente confondibili, mentre la composizione geometrica di un’ala può essere paragonata alla nervatura di una foglia.
La considerazione di certe semplici strutture ritrovabili in natura, con analogia tra specie diverse, ha permesso la realizzazione architettonica di intelaiature sottili a maglia continua ed anche ispirato le coperture reticolari a volta leggera di luci notevoli.
Tali corrispondenze tra i processi riscontrabili in natura e l’azione dell’uomo, non sono finalizzate alla semplice evocazione di suggestioni, ma riflettono una scelta di metodo per la individuazione di parametri progettuali di riferimento, che siano coerenti con gli obiettivi che il Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano intende perseguire attraverso il bando di concorso, primo fra tutti la conservazione della Biodiversità.
Il Castello e le sue mura, rappresentano il termine visivo dell’insediamento urbano, con la forza attira lo sguardo del visitatore che attraversa la valla sottostante. topograficamente ha una forma irregolare assimilabile ad un trapezio, con il lato maggiore Est-Ovest lungo circa mt. 90, mentre il lato minore con direttrice Nord-Sud di circa mt. 40. Il Castello così come si presenta oggi è il risultato di diverse trasformazioni, che nel corso dei secoli ne hanno modificato la consistenza, e più o meno l’aspetto esteriore. La chiesa ricavata a ridosso delle mura si caratterizza per un impianto ad una sola navata, ai cui lati si trovano degli altari di ottima fattura corredati da dipinti su lastre di rame o su legno di indiscutibile pregio. L’altare maggiore, ricavato su un’abside rialzato rispetto al piano della chiesa di due gradini, offre al visitatore una visione estremamente celebrativa e scenografica, degna delle migliori tradizioni barocche. L’obiettivo dell’intervento di restauro è stato quello di ricercare è mettere nel dovuto risalto tutti i segni che potessero testimoniare la storia del manufatto nelle varie epoche, in modo che anche il fruitore poco attento ne potesse cogliere l’essenza e la forza narrativa. Le problematiche da affrontare per il risanamento conservativo di questo edificio sono state molte. Dall’analisi dello stato di degrado in cui versava la chiesa emergeva evidente il forte deterioramento della muratura esterna, degli intonaci interni, nonchè degli stucchi e delle decorazioni. Dovuto principalmente alla forte presenza di umidità che interessava gran parte delle pareti murarie interne, producendo fenomeni di disgregazione delle calci con distacchi e sfarinamenti delle coloriture. Il danno si è esteso poi alle parti marmoree presenti come: cornici, decorazioni, con presenza di fenomeni di degrado e sfogliamenti. L’intervento di restauro si è attuato in perfetto accordo con la Sovrintendenza per i Beni Architettonici di Caserta. Procedendo sempre con estrema cautela, si è intervenuto innanzitutto recuperando il paramento murario esterno, utilizzando tecniche di lavorazione poco invasive, come l’idropulitura, utilizzata per la rimozione dei sedimenti delle patine biologiche e/o efflorescenze presenti sulla muratura, mentre tutte le parti cementizie, i conci di intonaco, e le cornici in cemento, sono state rimosse utilizzando arnesi a mano. Alcuni distaccamenti dei conci di pietra sono stati recuperati con tecnica a cuci e scuci, per poi completare l’intervento di finitura con la stilatura dei giunti di pietra. all’interno della chiesa, la massima attenzione è stata riposta nel recupero dell’originaria consistenza delle finiture e dei paramenti. A tale fine è stato realizzato un preventivo trattamento sulle murature utilizzando intonaci deumidificanti, par poi passare al definitivo trattamento con intonaco e finiture a stucco colorato, messo in opera con tecnica
a spatola. Per il restauro degli intonaci della navata e dell’abside sono stati utilizzati delle malte speciali a base di calce aerea recuperando i colori e le cromature ritrovate al disotto delle tinteggiature precedentemente realizzate. Per il restauro degli elementi decorativi e degli stucchi, sono stati realizzati dei previsti interventi di pulitura, per poi passare al consolidamento, stuccatura e ripresa cromatica, in modo da uniformare l’aspetto generale. Gli altari e i relativi dipinti, che si presentavano tutti estremamente degradati, sono stati restaurati, e riportati al loro originario splendore. Una attenzione particolare è stata rivolta alla cura della sistemazione della pavimentazione esterna, sostituendo i basoli in porfido, con una pavimentazione in lastre di pietra calcarea. realizzando tra l’altro una nuova illuminazione con punti luce ad incasso, evitando in tal modo di installare elementi invasivi. le nuove installazioni luminose garantiscono un effetto scenografico esaltando la plasticità delle forme in pietra.
Il castello, sorto come parte della fortificazione sannita e probabilmente utilizzato in epoca longobarda, e solo con i Sanfromondo che viene certamente ampliato. Con i De Martino nel XVII secolo restaurato e modificato ulteriormente per ridursi allo stato di rudere fino al successivo restauro per opera della famiglia Fragola, nel 1964.
Gli interventi susseguitosi nei secoli se pur hanno consentito di mantenere in vita il monumento fino ai giorni nostri hanno certamente occultato o distrutto molte parti originarie della struttura che oggi ci appare caratterizzata da insieme di particolari architettonici ed artistici tipici di epoche diverse.
In pianta il castello si presenta con una forma di poligono irregolare e cui lati sono raccordati da torrioni. Due ai lati dell’ingresso principale, ed uno all’angolo con via collegiata. Il prospetto principale, che ricorda in piccolo il Maschio Angioino, è caratterizzato da un portale bugnato seicentesco incorniciato ai lati delle due torri, e sovrastato da una parete che riporta ancora tracce di un antico disegno geometrico a rombi. La struttura resa imponente dalle spesse mura di tufo e dalle feritoie per la difesa mette in maggiore risalto i particolari delicati ed eleganti delle balaustre e delle cornici di tufo seicentesche sapientemente scolpite. A differenza di questo gli altri due prospetti esterni denunciano in tutta la loro robustezza e semplicità l’antica funzione difensiva.
Attraverso la rampa gradonata ed un ingresso coperto da volta a botte, si accede al cortile interno, questo funge ormai da cerniera per i vari blocchi del castello chiaramente costruiti e rimaneggiati in epoche diverse.
Dal cortile due scale speculari tra loro, a ridosso del porticato, portano a due locali interrati, immediatamente di fronte all’ingresso si trova la parte più antica della struttura caratterizzata da tre ambienti al piano terra (leggermente al disotto di quella del cortile) due dei quali coperti da volte e lunette, e raccolti attorno all’antica scala a chiocciola, composta da tante mensole sagomate in tufo ed inanellate tra loro, che da indagini fatte arriva fino alla cantina sotterranea. Questo prospetto ospita balconi arricchiti da eleganti cornici in tufo scolpito a motivi floreali e naturalistici; esso va a chiudere ad angolo aperto sulla parete che ospita un grande arco racchiuso tra altri due di dimensioni più ridotte, esse precedono la sala del teatro oggi detta sala delle armi (per la presenza di antiche armature). Questo lato, per le evidenti tracce di grandi archi tompagnati risulta essere il più rimaneggiato, basti considerare il modo brusco ed irregolare in cui è chiuso dalla parete della ala più recente ad ovest. Si tralascia la descrizione della balaustra in elementi di cementi ed il grossolano prospetto di forati al solaio superiore, evidenti superfetazioni. A destra entrando si svolge per tutta la lunghezza del cortile l’elegante porticato seicentesco coperto da volte a crociera che poggiano su pilastri in blocchi di tufo, esso è sormontato da una pregevole balaustra a motivi circolari. Il porticato è stato recentemente restaurato. Di fronte ad esso si svolge il volume più recente di tutto il complesso, sorto sui ruderi a ridosso del muro a nord, discreto nella aperture e nelle finiture, esso ospita al piano terra le cucine del ristorante ed ai piani superiori quello che originariamente era l’appartamento del proprietario (famiglia Fragola a partire dagli anni 60) oggi ospita alcune sale destinata alle cerimonie e banchetti. Le due torri principali del castello ospitano al piano terra due locali bui di cui uno conosciuto come il carcere, ed al piano superiore le tre sale coperte da volte a padiglione che portano al terrazzo di copertura del porticato seicentesco.
Al piano primo, a sinistra della sala delle armi si arriva al salone che ospita i due accessi della piccola cappella con campanile seicentesco che affaccia sulla piazza di Faicchio ed all’antico trabocchetto che, si dice porti fino ai sotterranei del castello. Alla destra della sala delle armi si entra nella sala “Catalana”, coperta con lunette. Da quest’ultima si procede verso l’ala che ospita parte delle camere dell’albergo, coperte da travi lignee.
Il secondo piano è interamente occupato da camere da letto separate in due blocchi dal terrazzo che copre la sala delle armi, luogo privilegiato dal quale ammirare il panorama circostante.
La copertura del castello nel loro alternarsi di tetti a doppia falda e terrazzi, sono un suggestivo susseguirsi di comignoli alternati alla colombaia ed al campanile della cappella. Lo studio delle fonti storiche e l’analisi degli elementi costruttivi del manufatto portano a dedurre che il castello nasconde angoli e spazi ancora da scoprire. La quota più alta del cortile rispetto ai locali del piano terra, cunicoli tompagni, trabocchetti, che non si sa dove finiscono, e non per ultimo fonti che parlano del riempimento delle fosse del castello e di passaggi segreti che collegavano il castello alla campagna circostante in epoca seicentesca, lasciano pensare all’esistenza di un ulteriore piano al disotto del cortile del castello e di una rete di percorsi non ancora conosciuti.
Data la sua appartenenza alla diocesi di Isernia la Parrocchia di Mastrati fa storia a sé. Diventa Parrocchia il 22 maggio del 1978, con decreto vescovile di Mons. Achille Palmerini, e due anni dopo, l’undici giugno del 1980 consegue anche il riconoscimento dell’Ente Parrocchia da parte del Presidente della Repubblica Sandro Pertini. Con rogito notarile, nel 1961, il Principe Ferrara Pignatelli, proprietario dei beni costituenti l’intera frazione, dona alla popolazione di Mastrati un terreno, che grazie al cappellano di allora, don Sante Izzi, e alla popolazione, viene utilizzato per innalzarvi la nuova Chiesa, la cui opera viene portata a compimento nel 1963. Il 26 luglio del 1964, giorno della festività di Sant’Anna, Mons. Achille Palmerini consacra l’Altare donata dalla famiglia Mugnolo, amministratrice dell’azienda agricola Mastrati. Nella cappella antica è tutt’oggi conservata una tela, raffigurante Sant’Anna, la quale, stando alla testimonianza del parroco don Girolamo dello Iacono, risalirebbe presumibilmente al 1700. Difatti, anche se la devozione al culto di Sant’Anna inizia ad essere documentata solo a fine ottocento, allorquando il Principe Ferrara Pignatelli donò alla popolazione di Mastrati un edificio destinato a luogo di culto intitolato alla Santa (culto che inizialmente risulta iscritto come Cappellania di San Giovanni de Graecis), una lastra in marmo, inserita vicino alla porta d’ingresso alla cappella antica dimostra che il culto, probabilmente è precedentemente al 1800, poiché sulla lastra medesima viene riportata la seguente iscrizione: costruita nel 1728 restaurata nel 1999. Quindi una devozione, quella per Sant’Anna, risalente al 1700, la quale, per quel che è dato di capire da ciò che dicono i documenti, ha sostituito il culto di San Giovanni, l’odierna Torre Umberto. La cappellina antica è aperta al pubblico e conserva tutt’oggi la statua, in cartapesta, della Santa e il confessionale antico. La restituzione grafica dell’edificio e delle componenti architettoniche, ha reso possibile operare una conoscenza approfondita delle principali patologie di degrado, dando così indicazione circa gli interventi di conservazione, essenzialmente mirati a pulire, consolidare e proteggere il bene. Il progetto è stato redatto sulla base di un’analisi dello stato di conservazione generale dell’edificio e delle varie componenti architettoniche. L’analisi delle forme di degradazione è stata condotta in sito, su basi prevalentemente empiriche e ha previsto l’esecuzione di riprese fotografiche ravvicinate, in modo da poter realizzazione una mappatura sul rilievo geometrico, con analisi termica delle pareti murarie. Questi esami hanno reso possibile una prima generale valutazione dei problemi dell’edificio e ha rilevato una sostanziale integrità del sistema costruttivo e di quello statico strutturale. Le pareti perimetrali sia dal lato interno che dal lato esterno presentano invece un diffuso decadimento fisico e sono esposte, in più punti, a fenomeni corrosivi ed erosivi di varia natura che intaccano le murature e gli intonaci disgregando le malte. La Cappella e costituita da un Piccolo Ambiente di dimensioni ……. Con solaio a botte, la parte strutturale è realizzata con conci di pietra mentre le superfici dell’intradosso sono rifinite con intonaco e stucco. All’interno è collocato un altare ligneo di pregevole fattura. Sulla parete al disopra del tabernacolo e collocata una tela raffigurante S. Anna risalente al 1700. Sempre all’interno vi è collocata una statua della Santa, anch’essa risalente al 1700, realizzate secondo le tecniche della scuola napoletana. La statua nel corso del tempo ha subito varie ridipinture di bassa qualità, che ne hanno alterato la consistenza dei lineamenti. La superficie pavimentata invece e realizzata con delle piastrelle di cotto, anche si in gran parte deteriorate sono meritevoli di conservazione e restauro.
Dopo aver svolto le indagini di tipo conoscitivo con un’attenta visione dei manufatti a luce diretta, radente, e stata redatta una ipotesi di intervento, che si pone l’obiettivo principale della conservazione integrale dell’apparato decorativo presente all’interno della chiesa, preservandone materiali, forme e colori. A tale fine si ritiene dare le seguenti indicazioni che dovranno essere rispettate in fase di realizzazione dell’intervento. In particolare, ultimata la fase di messa in sicurezza del cantiere, ed i necessari interventi di ripristino delle parti strutturali dell’edificio, nonche` di tutte le fasi di rintonacatura, si procedera` alla pulitura delle cornici dai sedimenti, incrostazioni, e pitture, elaborando un piano di intervento in accordo con la D.L.
Con pennelli a setola morbida dovranno essere rimosse le polveri superficiali e con mezzi aspiranti i depositi presenti nelle parti aggettanti (cornici e decorazioni in stucco), dovranno essere rimossi i sali cristallizzati in superficie effettuando, laddove erano presenti sollevamenti di pellicola pittorica, interventi di preconsolidamento mediante iniezioni di acril 33 al 3%.
Nel caso si verificassero accidentali distacchi durante la fase di pulitura, i pezzi distaccati dovranno essere ricollocati, riapplicandoli con malta fluida composta da calce Lafarge e Acril 33 al 10%.
La pala collocata all’interno della teca, durante la fase dei lavori dovra` essere rimosso e trasportata presso un centro di restauro, affinche` possa essere trattata da personale specializzato. Anche la fase di rimozione dora` essere eseguita da personale specializzato, affinche` possa essere eseguito con la massima cautela al fine di non danneggiare parti della superficie pittorica. Una volta rimossa la pala verra impacchettata con materiale protettivo al fine di evitare danneggiamento da urti.
Sistemazione a verde attrezzato dell'area del sottopasso e delle aree limitrofe ubicate su entrambi i frontestrada, sito in Viale della Resistenza, secondo tratto a nord
Il recupero dei fabbricati e quindi degli spazi urbani in particolare del centro storico ma anche dei vari edifici di proprietà dell’ente ubicati all’interno del perimetro urbano, e la conseguente creazione di una corposa offerta di servizi per la collettività permettono oggi di intercettare ed organizzare eventi culturali che implementano le attività delle imprese turistiche locali ed al tempo stesso diventano carattere distintivo del territorio favorendone la riconoscibilità e quindi la promozione in un contesto allargato quantomeno regionale.
L’iniziativa si basa sull’idea di attrarre sul territorio nuove idee e nuovi progetti capaci di generare flussi economici attraverso la cultura in continuità con il modello di sviluppo che l’amministrazione comunale propone.
- Destinazione d’uso del fabbricato e connessione dell’intervento con l’area all’interno della quale è ubicato:
Il fabbricato, luogo rappresentativo delle attività che l’amministrazione promuove sul territorio, sarà destinato a centro polifunzionale comprendente spazi espositivi e di rappresentanza, locali per la formazione e laboratori di ricerca e comunicazione per lo sviluppo del territorio. Il centro polifunzionale accoglierà laboratori attrezzati, workshop, dibattiti, conferenze, mostre, stage, presentazioni e pubblicazioni attraverso partnership con università, istituzioni, fondazioni e possibili, altri enti interessati sia ai temi di sviluppo locale che alla realizzazione di progetti innovativi su scala globale. Queste attività verranno collocate nei locali al piano terra dell’edificio, mentre nei locali al piano primo verranno ricavate due stanze con relativi servizi da destinare all’accoglienza. L’immobile, ha uno sviluppo in superficie di circa 327.68 mq al piano terra e 87.36 al piano, oltre ad un ampio spazio esterno, accessibile direttamente dalla strada comunale, che verrà destinato a giardino ed area di sosta, rappresenta una risorsa strategica anche per l’area all’interno della quale esso è ubicato costituita, come già detto da un fondo di 3859 mq di cui l’8 % (circa 327.68 mq) è occupato da strutture coperto “fabbricato esistente”.
L’intervento di ripristino dell’invaso spaziale qui proposto, tende essenzialmente al recupero dell’intera area antistante la casa comunale, quale luogo di aggregazione e di incontro per la collettività, in riferimento soprattutto alla “particolare” ubicazione dell’invaso stesso, tale da essere un eccezionale contenitore delle diverse ed importanti manifestazioni che vi si svolgono. La proposta progettuale, sinteticamente può essere così descritta: ampliare l’accesso all’area antistante la casa comunale, mediante la realizzazione di una gradinata che si sviluppa lungo le strade di accesso; riconfigurazione dell’intera area mediante la rimozione delle aiuole esistenti, e la diversa collocazione del monumento ai caduti, al fine di consentire la completa fruizione dello spazio pubblico antistante l’edificio comunale; ripristino della facciata della casa comunale, con interventi di tinteggiatura e ridisegno completo dell’antistante portico, con l’inserimento di una struttura in ferro per sostenere il nuovo rivestimento in lastre di pietra delle facciate al piano terra; rifacimento dell’impianto di pubblica illuminazione; nuova struttura di copertura a falda con coppi a supporto di pannelli per impianto FotoVoltaico
Con la presente proposta di intervento ci si prefigge di ricostruire l’edificio che fiancheggia la strada, previa demolizione della parte preesistente, in quanto fortemente compromessa dal punto di vista statico. La ricostruzione avverrà mantenendo fede alle caratteristiche formali dell’edificio preesistente, sia per dimensioni che per componenti di finitura. La ricostruzione verrà realizzata con struttura in cemento armato. Pertanto si prevede di realizzare i seguenti interventi
- Organizzazione del cantiere e messa in sicurezza dell’area
- Demolizione della struttura (murature, tetto, solai interni)
- Messa in opera di fondazioni
- Realizzazione della struttura (pilastri, travi, solai, scale)
- Tamponature esterne
- Tramezzature interne
- Realizzazione copertura con travi in legno,
- Messa in opera di finiture interne ed esterne, con rifacimento degli intonaci e finiture a stucco
- Per le superfici esterne finiture con fasce marcapiano e cornice in stucco lungo il perimetro del solaio di copertura.
- Messa in opera di infissi esterni in pvc termoisolante color legno
- Messa in opera di portone di ingresso
- Messa in opera di pavimentazione e rivestimenti interni
- Messa in opera di porte interne
La presente proposta progettuale è il frutto di una rimodulazione e revisione generale di un precedente progetto, che ha visto il diniego da parte del Ministero per i Beni e le Attività Culturali Soprintendenza per i Beni Architettonici, Paesaggistici, Storici, Artistici ed Etnoantropologici per le Provincie di Caserta e Benevento prot. N. 0027291 del 18/12/2012, sulla compatibilità dell’intervento con le esigenze di tutela del paesaggio, detto preavviso di parere preventivo negativo da parte della Soprintendenza si fonda sui seguenti punti:
- La costruzione comporta l’esecuzione di importanti opere di livellamento con eliminazione della scarpata erbosa piantumata con essenze arboree tradizionali che fiancheggia l’asse viario esistente di accesso carrabile al centro storico;
- Il fabbricato proposto presente un fronte continuo di 43 m, assumendo rilevanza percettiva eccessiva nelle vedute fruibili a valle;
- Il progetto prevede l’introduzione di componenti architettoniche dissonanti rispetto ai caratteri distintivi dell’edilizia storica circostante per l’adozione di logge in aggetto di forma curvilinea;
Alla luce di quanto riportato nella comunicazione della Soprintendenza per i Beni Architettonici Paesaggistici, ecc. e facendo seguito a vari incontri tenuti presso la Soprintendenza stessa, i sottoscritti in pieno accordo con la committenza, hanno ritenuto opportuno formulare una nuova proposta progettuale, così che essa non vada a contrastare le esigenza di conservazione dell’immagine consolidata del centro storico del comune di Cerreto Sannita, non comportando, in tal modo, la cancellazione dei tratti distintivi del paesaggio protetto in contrasto con il regime di tutela istituito dalle disposizioni normative in vigore. Pertanto, i sottoscritto intendono recepire in toto tutte le considerazioni esplicitate nella nota della Soprintendenza, con particolare riferimento:
- Alla forma e dimensioni plano-architettoniche del manufatto;
- Alle opere di livellamento con eliminazione della scarpata erbosa piantumata con essenze arboree tradizionali;
a tale fine ciò che si sottopone ad approvazione risulta essere il risultato di una nuova visione progettuale, estremamente innovativa, caratterizzata da un edificio avente un impatto sul paesaggio e sull’ambiente molto basso, autosufficiente dal punto di vista energetico, realizzato con materiali biocompatibili (bioedilizia), preservando la scarpata erbosa esistente. Le coperture a falde sono interrotte da tratti piani caratterizzati da una copertura verde, create con la finalità di mantenere una continuità percettiva con il verde della collina retrostante con il fronte dell’edificio, con la stessa logica sono state generate le pareti rinverdite. Il nuovo edificio verrà realizzato con una tipologia definita a “blocchi”, cioè non sarà costituita da un unico fronte ma da una facciata articolata che arretra e ruota lateralmente al blocco principale adattandosi alla conformazione del lotto, sia in pianta che in elevato, permettendo, in tal modo, la fruibilità delle vedute a valle del manufatto.
La Cappella è ubicata nella frazione Vallelunga del comune di Gallo Matese e rappresenta un significativo esempio di architettura votiva tradizionale. L’edificio anche se in uso presenta una condizione di degrado abbastanza diffusa, sia per quanto riguarda le componenti di finitura, che la parte strutturale.
Da un punto di vista architettonico l’edificio si caratterizza con una impostazione planimetrica caratterizzata da due corpi di fabbrica, la Cappella costituita da un pianta a base rettangolare, caratterizzata da un'unica navata, con un abside rialzato rispetto alla Navata di due gradini. Ed una piccola canonica collocata sul lato ovest, accessibile sia dall’interno della cappella per pezzo di una porta posta in corrispondenza dell’abside, e sia dall’esterno, per mezzo di un ingresso autonomo posto sul fronte principale. Incastrato all’interno del volume della canonica vi è anche il vecchio campanile di forma quadrata, la cui imponenza caratterizza l’immagine esteriore del complesso. L’interno della cappella si presenta priva di qualsiasi elemento decorativo, fatta la sola eccezione per una immagine raffigurante il volto di Gesù (di scarsa fattura e realizzata in epoca recente), realizzata sulla parete dell’abside.
Gli unici elementi architettonici di rilievo risultano essere il bel portale in pietra calcarea, sormontato da un timpano sempre in pietra calcarea, posto all’ingresso della cappella, e delle cornici angolare realizzate con pietre calcaree perfettamente squadrate. Probabilmente queste componenti architettoniche come spesso avveniva in passato dovevano essere parte integrante di un monumento più antico andato perduto. Con molta probabilità gli artigiani dell’epoca hanno ritenuto indispensabile conservare queste componenti in sede di ricostruzione della cappella avvenuta nella prima metà del secolo scorso.
Il fascino del monumento risiede proprio nella testimonianza e nella memoria delle sue vicissitudini, infatti l’obiettivo principale del progetto di restauro è la conservazione dei segni che narrano la storia della fabbrica, quanto e forse più dei documenti di archivio.
Rispetto a tali finalità, è stato necessario dotarsi di un rilievo geometrico del manufatto che ne descrivesse con precisione le superfici, per tale motivo si è fatto ricorso all’utilizzo integrato tecniche topografiche e fotogrammetriche (raddrizzamenti digitali di prese fotografiche semplici).
Gli elaborati grafici così ottenuti costituiscono una base attendibile su cui registrare le informazioni dei materiali costruttivi e sui fenomeni di degrado in atto, dando così indicazione circa gli interventi di conservazione, essenzialmente mirati a pulire, consolidare e proteggere il bene.
L’idea progetto è partita, quindi, da un’analisi dello stato di conservazione dell’impianto.
L’analisi delle forme di degradazione è stata condotta a vista e con alcune verifiche in sito, su basi prevalentemente empiriche e ha previsto l’esecuzione di riprese fotografiche ravvicinate, in modo da poter realizzazione una mappatura sul rilievo geometrico.
Questi esami hanno reso possibile una prima generale valutazione dei problemi dell’edificio e ha rilevato una sostanziale integrità del sistema costruttivo e di quello statico strutturale.
Le pareti perimetrali sia dal lato interno che dal lato esterno presentano invece un diffuso decadimento fisico e sono esposte, in più punti, a fenomeni corrosivi ed erosivi di varia natura che intaccano le murature e gli intonaci disgregando le malte